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Riflessioni sulla tecnologia

La tecnologia ha sempre svolto un ruolo fondamentale nella mia vita.

E’ il mio lavoro, amplia le mie conoscenze ed ha sempre trovato il modo di aiutarmi quotidianamente. Non amo la sua demonizzazione gratuita e chiunque inizi un discorso di questo tipo, inizia a perdere vertiginosamente “reputazione” nei miei confronti (devo smetterla di fare riferimenti a WoW) .”Si, si. Va bene. Ci stiamo rincoglionendo. Siamo tutti fermi a fissare uno schermo e ai tuoi tempi scrivevi con piuma e calamaio. Sei più hardcore te zì, alzo le mani.”Adesso, questi discorsi mi hanno sempre scatenato un effetto lassativo, non perchè siano sbagliati, ma perchè li reputo fini a se stessi. Sono sicuro che anche qualche anno fa, quando hanno inventato la ruota, la prestanza fisica dell’essere umano medio deve essere per forza diminuita di qualche percentuale [ boh fonti ISTAT ].

Ma nessuno è mai andato in piazza – o al centro delle capanne… grotte… vabbè in mezzo alla ggente – a puntare il dito contro l’invenzione affermando che fosse un attrezzo demoniaco, che avrebbe portato all’estinzione del genere umano. Perché? Perché chissenefrega. L’invenzione serviva, funzionava e migliorava la qualità della vita. Dieci passi avanti per l’umanità. Ma torniamo a noi, nel presente. E’ sotto gli occhi di tutti che gli smartphone abbiano completamente rivoluzionato la nostra vita. Se in meglio o in peggio questo non lo so. Se avessi la verità in mano non starei qui a scrivere, ma darei lezioni all’Università. Ma ho un’opinione al riguardo che puntualmente viene confermata. Ora, visto che la mia vita è una presa per il culo continua, invece di buttarmi dal Tevere, ho deciso di condividerla con voi tutti.

Che magari manco ve ne frega niente, ma : “guarda ‘sto coglione”. L’altra sera mi trovavo nei pressi di Piramide, era l’una passata e dovevo tornare a casa. Qualche ora prima ero arrivato con l’aiuto del mio fidato smartphone, che mai raramente mi ha abbandonato in situazioni simili… Prima di andare avanti vorrei fare una piccola digressione. Torniamo indietro a qualche giorno prima di quella sera. Il mio telefono non finisce mai di sorprendermi, infatti è sempre un passo avanti a me. 

E’ stato così intelligente da leggermi una mail che avevo ricevuto e mi ha detto:”Oh, ma n’è che devi andà lì ? “Bravo! Mi dovrai indicare la strada sabato sera, inizia a vedè la strada.”Ah-ha.”E così ha fatto il mio inseparabile compagno. Anzi no, compagna, visto che le indicazioni me le dà una voce femminile. Vabbè, non mi interessa sapere in quale sesso si identifichi, sono per la gender neutrality. D’ora in poi chiamerò il mio smartphone alternando un nome maschile a uno femminile. Mo s’addivertimo. Mentre mi avvicinavo alla macchina, ho iniziato a predisporre tutto per la navigazione, al resto ci ha pensato Patricia. Non c’è sensazione migliore come quella di imbarcarsi verso l’ignoto, avendo la sicurezza di arrivare comunque a destinazione. Mi fa sentire “libero”. Il viaggio è andato bene e, senza troppi intoppi, sono riuscito anche a trovare parcheggio.

Un euro e cinquanta l’ora pero’, porco qui e porco lì. Ma non mi interessava. Stava andando tutto così bene, che non ho voluto rompere le palle. Faccio quello che devo fare, e poi torno in macchina. Bene, siamo sul punto di prima della linea temporale (se iniziate a mandarmi messaggi con le vostre opinioni su come funzionino i viaggi temporali, e di come secondo voi non sia una linea retta, giuro su Dio… ) . Estraggo Gregorio dalla mia tasca sinistra e gli chiedo di riportarmi a casa.”Ok Google. Portami a casa che annamo a fa’ le ninne!”. Elabora. Apre Google Maps e mi fa vedere casa mia chiedendomi se desidero avviare la navigazione.”HELL YEAH!” “Per migliorare la posizione, abilitare il Wi-Fi.” “Cosa? L’avevo attivato. Quanto sei stupido/a . Dai su attivalo e partiamo.” “Per migliorare la posizione, abilitare il Wi-Fi.” “Ok.” “Per migliorare la posizione, abilitare il Wi-Fi.” Sbrocco, dicendo cose orribili. Poi decido di calmarmi e di riavviarlo/a : sono io al comando. Estelle si riavvia e in men che non si dica, sono già sulla schermata delle mappe e sto inserendo la via. Nel momento in cui mostra l’anteprima della mappa, con la mia posizione e quella di casa, penso : “E’ fatta. Si va finalmente a dormire.

Vabbè che tanto la strada era facile e l’avrei saputa comunque. Non ho bisogno di questa stupida macchina” . Metto la freccia e inizio ad avviarmi.”Fra – duecento – metri… “Poi nulla. Il silenzio. Lo schermo si era spento e il led delle notifiche aveva cambiato colore: un arancione tramonto, mai visto. In quel momento ha iniziato a lampeggiare un messaggio che, sicuramente, in codice Morse significherebbe : “You’re lost!”. Decido di accostarmi. 

Nel frattempo, la pioggia che si infrangeva sul parabrezza, ha mascherato l’unica grande lacrima di sconforto sul mio viso. Volevo solamente tornare a casa, buttarmi sul letto e iniziare a fare i miei viaggioni mentali. Cento passi indietro per l’umanità. Decido di riavviare Janet , ma non avendo mai visto quel tipo di crash, non sapevo cosa aspettarmi. Ho iniziato a ragionare. La strada non era stata poi così complicata all’andata, perchè sarebbe dovuto essere un problema al ritorno?

Perché se Cristoforo Colombo è stato in grado di trovare l’America senza cartina, e puramente per una questione di culo, io non potevo riuscire a trovare Via Prenestina con un Tutto Città del 2005?”Non mi manca nulla” penso. “Il mio senso dell’orientamento è sempre stato molto vigile. Dopotutto, in campeggio non mi sono mai perso. Posso farcela, non sono così stupido. Riuscirò a trovare la strada di casa anche a costo di rientrare alle 5 di mattina”. Nel frattempo, continuavo ad usare Ambrogio , cercando di impostare il navigatore. Ad un tratto ho notato che aveva trovato casa mia, e la mia posizione. Tocco il pulsante Naviga, e inizia a darmi le indicazioni corrette. Il flusso di pensieri si interrompe: una di quelle situazioni in cui devi agire subito o rimarrai vittima degli eventi (Fight or Flight). Non ci ho pensato due volte: ingrano la marcia, metto la freccia e inizio a dirigermi verso casa.

Non sapevo quanto sarebbe durata la stabilità della navigazione, ma dovevo percorrere quanta più strada possibile prima che tutto andasse di nuovo a meretrici. Contro ogni previsione, tutto è filato liscio. Io e la mia Punto siamo riusciti a superare l’ennesima missione insieme.

Certo, mi sarebbe piaciuto condividere la vittoria con l’amico stereo, ma purtroppo ha deciso di lasciarci da qualche mese. Non che mi interessi più di tanto. Il suo aiuto non è stato mai determinante durante questo tipo di avventura. Ogni volta che c’è un problema con le indicazioni stradali, si zittisce subito e inizia a suonare piano piano.#fineDunque. La tecnologia mi ha forse riconglionito? Non penso. Viviamo semplicemente in un’epoca di eliocentrismo elettronico, dove al centro ci sono i nostri dispositivi e tutto il resto vive, respira e si evolve rispetto al nucleo. Nel momento in cui questo viene meno, tutto il sistema crolla come un castello di carte. [Momento poesia, ma forse manco troppo]Lasciamo crashare le applicazioni. Non il nostro cervello.

Inviato dal lettore: Marco (ROMA)