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I giovani e il rapporto con la fede

COME È CAMBIATO IL MODO DI VIVERE LA FEDE RISPETTO A QUANDO ERAVATE GIOVANI?

Leonardo: Gli anni ’70 sono stati un periodo particolare, di distruzione dei valori, dopo la contestazione degli anni ’60. La cosa più rilevante di oggi è l’indifferenza, una specie di depressione vissuta nella ‘tranquillità’, senza forza, senza energia interiore.

Franco: La fede, con la speranza e la carità, è una virtù teologale. Non è possibile vivere la fede senza la speranza e la carità, sono inscindibili, e le abbiamo nella nostra natura umana poiché la fede è realtà costitutiva dell’uomo: se questo fatto è costitutivo tutta la mia vita è basata sulla fiducia (ad esempio con la mamma, con l’insegnante, all’interno del rapporto di coppia). La fiducia è il rapporto fondamentale tra gli esseri umani, per potersi relazionare con gli altri e con se stessi. La fede non va scambiata con la religione. L’uomo deve avere principalmente fiducia in se stesso. Il modo di vivere la fede è lo stesso di prima perché l’uomo è lo stesso.

E’ DIFFICILE PER UN RAGAZZO ESSERE TESTIMONE?

Leonardo: Penso che la testimonianza presenta oggi come sempre le stesse caratteristiche, richiede lo stesso tipo di convinzioni interiori. A causa dell’indifferenza la testimonianza oggi si presenta come qualcosa di più difficile. Il dato di fede non viene considerato più di tanto; quello che tu testimoni a volte né viene ascoltato né viene rifiutato. È necessaria una testimonianza più forte e più chiara altrimenti si perde nell’indifferenza.

Franco: Da una parte è più facile di prima perché oggi i ragazzi sono più liberi; noi da ragazzi, perché andavamo a messa, siamo stati presi per preti. Adesso è più facile testimoniare di essere veri con se stessi, abbiamo i mezzi di comunicazione, i genitori sono più permissivi, i rapporti con gli altri sono più facili. Da un’altra parte è però più difficile perché c’è la paura di essere se stessi e ci si rifugia nel gruppo dove si è quello che il gruppo vuole. Oggi essere se stessi non è sempre così facile, occorre più coraggio.

PERCHé UN RAGAZZO SI AVVICINA ALLA FEDE?

Leonardo: Perché innanzi tutto scopre e incontra una persona, Gesù, e perché trova nella fede quel nucleo di valori che permettono di avere un ideale, un motivo forte per vivere la propria esistenza.

Franco: Noi cattolici proponiamo una cultura di morte e quindi una oppressione con il nostro moralismo, non proponiamo il Cristo risorto; mentre i mass media propongono immagini liberatorie, seppur virtuali. Dobbiamo fare della fede una proposta vera, di liberazione, facciamola una cosa viva, un momento di incontro, di gioia.

CREDETE NEI GIOVANI DEL TERZO MILLENNIO?

Leonardo: Certo! È assurdo non crederci perché, oltre questi aspetti di ombra, questi giovani presentano tante luci, tanti motivi di speranza. Non si accontentano di una fede o di una religiosità di facciata, oggi c’è una richiesta forte di una ‘personalizzazione’ della fede e della religiosità. E questo non può che essere un motivo di speranza.

Franco: Solo chi vive in mezzo ai giovani conosce i giovani. Non è vero che i giovani oggi sono superficiali, sono in gambissima, sono pieni di problemi, ma anche di valori. Io nei giovani ci credo, ho dedicato la vita a loro, me la sono giocata per loro! Vale la pena giocarsi la vita per i giovani.

LA GMG 2000 PER TANTE PERSONE È STATA UNA BELLA VACANZA A ROMA

Leonardo: Ci sono state anche queste situazioni, ma tutta quella marea di persone non è stata spinta dalla vacanza. Le motivazioni di quei giovani sono di tutt’altro genere. Però non possiamo e non dobbiamo accontentarci di questi grandi numeri, dello spettacolo che a colpo d’occhio ha impressionato tutti. Franco: Tor Vergata è stata un’ammazzata, non ha visto niente nessuno; ma a Parigi i ragazzi sono stati peggio, l’organizzazione di Roma è stata migliore. Mi chiedo però dove stiano oggi quei giovani e che cosa ha fatto, ad esempio, la nostra città per continuare la Giornata Mondiale. La GMG è stata bella ma manca il seguito.

CHE RAPPORTO HANNO I GIOVANI CON DIO?

Leonardo: La categoria che emerge è quella dell’indifferenza, c’è un ateismo elitario. I giovani dicono di credere in Dio ma poi la loro vita non rispecchia questo. L’immagine di Dio è un’immagine un po’ deformata, è quella di un Dio che a volte può o deve andare a soddisfare alcuni bisogni, alcune necessità; è un Dio a cui si chiede piuttosto che un Dio a cui si risponde. Franco: Io penso che Dio bisogna solo riconoscerlo, perché Dio c’è sempre, è costitutivo della natura umana: Dio è amore, l’amore è costitutivo dell’uomo. Se l’uomo ama Dio perché l’amore è dentro di lui. Noi abbiamo in continuazione un rapporto con Dio.

QUALI ‘STRATEGIE’ USATE PER AVVICINARE I GIOVANI ALLA PARROCCHIA?

Leonardo: Non c’è nessuna strategia, quello che cerco di fare è far capire che l’annuncio del Vangelo è qualcosa di bello, di significativo nella vita del giovane. ‘Strategia’ sembra che qualcuno voglia accalappiare qualcosa; noi dobbiamo solo portare l’annuncio di Gesù che i giovani devono accogliere. Quello che a volte cerco di fare è che in parrocchia ci sia sempre qualcuno, un prete, disposto ad ascoltarli, a spendere del tempo con loro e per loro: più che una strategia è una volontà.

Franco: Più fai per avvicinarli e più si allontanano, non siamo noi che dobbiamo avvicinare i giovani e fare questo è un errore grande. Io penso che è Gesù che manda i giovani, noi possiamo solo ‘preparare la terra’, dobbiamo creare le condizioni, ad esempio gli ambienti per accoglierli e permettere loro di riunirsi. Noi non siamo nessuno per poter avvicinare un’altra persona, è Dio che muove le anime.

I GIOVANI E LA VOCAZIONE ALLA VITA CONSACRATA

Leonardo: Ci sono tante belle figure giovanili che ad un certo punto sentono la chiamata di Dio e consacrano la loro vita al servizio degli uomini e di Dio. Penso che oggi più che crisi dei chiamati ci sia una crisi dei chiamanti nel senso che mancano, a volte, delle persone che annuncino con la loro vita la bellezza del consacrarsi a Dio. Mancano messaggi forti per quanto riguarda questo punto di vista: prima della chiamata deve esserci un annuncio che oggi è un po’ debole.

Franco: Il fatto che ci siano poche vocazioni è dono di Dio: infatti finché ci saranno troppi sacerdoti faranno sempre tutto loro e i laici continueranno a stare al 3°, al 4° posto cioè non potranno fare niente.

QUALE FUTURO ATTENDE NOI RAGAZZI?

Leonardo: Il futuro certo non lo conosciamo; il futuro saranno i ragazzi di oggi a costruirlo. Il futuro richiama il presente, spinge a far forza su un impegno nel presente, questo impegno è condizione per un futuro bello. Parlare di futuro non è attendere senza far nulla, rimanda ad un impegno nel presente.

Franco: Bellissimo, stupendo, voi siete fortunati: noi abbiamo vissuto il ’68, una trasformazione sociale a cui non siamo stati dietro mentre voi ci siete nati. In ottica cristiana stiamo andando verso la “deificazione” in cui una generazione è migliore dell’altra. Oltretutto voi avete anche la possibilità di crearvi il vostro futuro, siete chiamati a crearvi il lavoro: pensate che non ci sarà più stress perché ognuno creerà il proprio lavoro a sua immagine e somiglianza!

ATEISMO, MULTIRAZZIALITA’, MULTIETNICITA’, MULTIRELIGIOSITA’: QUALE STRADA SEGUIRE?

Leonardo: A fronte di questa situazione nuova verso la quale stiamo andando è necessario incamminarci all’accoglienza, al rispetto, alla tolleranza, questo è certo. Più che lo scontro tra le diverse ideologie o fedi religiose dovrebbe crescere l’emulazione in quelli che sono i valori più belli e autentici che le diverse fedi possiedono. Un rischio da evitare è quello del “supermercato delle religioni”, dove una persona va e sceglie quello che meglio soddisfa i propri bisogni. Per un cristiano resta fondamentale questo incontro con Gesù, tra uomo e Dio, l’amicizia, l’intimità con questa persona, Gesù, non teme poi il confronto e l’accoglienza di colui che vive una fede diversa. Più che chiuderci per difenderci è necessario approfondire questo rapporto con Gesù.

Franco: La verità è un grande vaso in pezzi e ognuno ha il suo pezzetto, nessuno ha il diritto di pretendere di essere la verità, solo Gesù lo è. Le altre religioni stanno proponendo un sistema di vita liberatorio mentre noi ci stiamo ancora più chiudendo. Io credo che la verità non la sa nessuno; secondo me questi signori si stanno chiudendo, hanno paura della realtà: che guardassero in faccia le cose! Bisogna rispettare tutti perché la verità non è di nessuno, ognuno ha il suo pezzetto, con umiltà dobbiamo dire qual è il nostro pezzetto per riconoscerlo dagli altri.